DANTE FONDATORE DELLA CRITICA D’ARTE ITALIANA

“Sui primi del Trecento un uomo che guarda certi fogli di un libro di diritto, miniati da un pittor bolognese del tempo, si avvede che quelle carte «ridono». Dante, perché si tratta di lui, fonda con quella frase, e proprio nel cuore del suo poema, la nostra critica d’arte.”  Roberto Longhi, Proposte per una critica d’arte, 1950.

Ne scrive Chiara Murru in questo bell’articolo per Treccani.it

https://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/articoli/percorsi/percorsi_315.html

G. Caproni, Vini ligustici

Questo libriccino in trentaduesimo edito dalla napoletana Libreria Dante & Descartes raccoglie lo scritto apparso in I vini d’Italia di L. Veronelli del 1961 al quale Caproni affida alcuni consigli al turista che in visita a Genova desideri degustare i vini locali; vini ligustici (liguri), appunto. Non prima di dispensare alcune avvertenze all’avventore, affinché “non s’accosti al classico bancone di legno barcaiolo e di zinco, novantanove volte su cento lucido d’ottoni e verniciato a forti tinte come un rimorchiatore, per dire al cambusiere: «mi dia un bicchiere di vino», usando la bella lingua di Dante” ma bensì “dica la stessa cosa in turco, in catanese, in lapponese, in slang” o che “almeno abbia l’accortezza di sostituire alla parola bicchiere la parola gotto senza troppa insistenza sulla doppia Ti”. Le sessantaquattro pagine testimoniano l’allora giovane poeta fine conoscitore e recensore di vini, come quando descrive il bianco di Coronata, “paglierino chiaro, tutto odoroso di zafferano e di cedro” e “un arrubinato gotto di Canavisse, rarissimo perché prodotto col contagocce soltanto nella contrada Ellera di Albisola superiore”, passando per il “biondo Sciacchetrà”. Conclude suggerendo consigli di abbinamento tra cibo e vini locali. Davvero una piacevole e sapida lettura, che restituisce un Caproni pochissimo conosciuto ma sempre grandissimo.

Simone Salvi