Riflessione su Lorenzo Lotto

Pittore gigantesco, che ebbe la sventura di trovarsi, come si suol dire, nel posto sbagliato nel momento sbagliato: nella Venezia dominata dal Maestro Tiziano.
Direi quasi dantesco, per il suo peregrinare, durante il quale fu persino a Roma incaricato di affrescare le “Stanze” vaticane, ma anche lì fu spiazzato dall’arrivo di Raffaello Sanzio.
Di statura artistica rimarchevole, nello scorcio della sua vita si fece oblato a Loreto.
Penso che mi sarebbe risultato simpatico.

Simone Salvi

LORENZO LOTTO
Madonna del Rosario
1539
olio su tela

Uno degli incipit più celebri della Commedia, con lo splendido commento di Anna Maria Chiavacci Leonardi

“Questo celebre attacco, che canta la nostalgia che sorprende, all’ora del tramonto, chi ha lasciato la propria patria, è retoricamente una perifrasi di tempo, come spesso se ne trovano in apertura di canto: si vuol designare infatti l’ora che segna l’inizio della notte, quell’ora che nell’ufficio canonico è detta «Compieta», come il suono della campana (v. 5) e l’inno cantato dalle anime (v. 13) lasciano chiaramente intendere. Ma la perifrasi diventa qui straordinaria proposizione di un grande tema, che investe da un lato tutta la condizione purgatoriale, e dall’altro la vita stessa di Dante: è il tema dell’esilio, proprio delle anime che sospirano la patria eterna, e insieme condizione storica, e dolorosa, del poeta narratore, che l’uno e l’altro esilio conosce e soffre in se stesso. In questo intreccio, e nella sobrietà che tempera e regge la pur grande dolcezza del sentimento, sta la grandezza e la suggestione di questa terzina.”

Anna Maria Chiavacci Leonardi

Era già l’ora che volge il disio
ai navicanti e ‘ntenerisce il core
lo dì c’ han detto ai dolci amici addio;
e che lo novo peregrin d’amore
punge, se ode squilla di lontano
che paia il giorno pianger che si more;
quand’io incominciai a render vano
l’udire e a mirare una de l’alme
surta, che l’ascoltar chiedea con mano.
Ella giunse e levò ambo le palme,
ficcando li occhi verso l’orïente,
come dicesse a Dio: ’D’altro non calme’.
’Te lucis ante’ sì devotamente
le uscìo di bocca e con sì dolci note,
che fece me a me uscir di mente;
e l’altre poi dolcemente e devote
seguitar lei per tutto l’inno intero,
avendo li occhi a le superne rote.

Purg., VIII, 1-18.

Sui risultati elettorali in Emilia-Romagna e Calabria

Bene, molto bene.
Adesso subito al lavoro per rimuovere i decreti cosiddetti “Sicurezza”.
Dispiace molto per la Calabria, dove il mio pensiero e un mio abbraccio vanno a Nicola Gratteri
Quanto ai Cinque Stelle: questo dimostra che il non prendere chiara posizione, il non schierarsi nettamente, in politica non pagano. Menomale.
Un grande grazie alle Sardine.
E poi, che altro dire? Ah, sì, Salvini: tiè.

Simone Salvi

 

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/01/27/regionali-zingaretti-grazie-a-bonaccini-e-un-grazie-immenso-alle-sardine-salvini-ha-perso-ora-il-m5s-scelga-dove-stare/5686084/?fbclid=IwAR2T3f386bhZaYAv4hFvLgydPm1gI4G6YRKulO-ul1tq9ypYRjpLmeogvjc

Istituito il Dantedì

https://www.corriere.it/cultura/dantedi-giornata-dante-alighieri/notizie/dantedi-sara-25-marzo-f9876dc0-3912-11ea-9ce1-c716cef22a3b.shtml

Una gran bella notizia.
Un auspicio particolare, fra i molti legati a questa iniziativa, è che possa trattarsi di un’occasione per divulgare anche canti meno noti al largo pubblico dei non specialisti, in particolare, soffermandosi più di quanto si sia fatto fino ad oggi sul Paradiso, che è forse la cantica più complessa e, per dirla come Luca Serianni, “per adulti”, ma certamente straordinaria.

I periscopisti

 

Dante alla Sistina

 Che Michelangelo fosse un ammiratore di Dante è cosa nota: basti pensare che il sommo artista fu tra i firmatari di una lettera inviata nel 1519 dall’Accademia medicea e autorizzata dal primo Papa Medici, Leone X, con cui si reclamava la restituzione delle spoglie del Poeta e che, nel caso ciò fosse avvenuto, ne avrebbe realizzato gratuitamente il monumento funebre. Altrettanto noto è che il sarcofago giunse a Firenze vuoto. Si rivelò invece una notizia priva di fondamento l’ipotesi dell’esistenza di un’edizione illustrata della Commedia realizzata dal Buonarroti. Come soli riferimenti precisi alla Commedia in un’opera michelangiolesca possiamo citare due brani pittorici, entrambi del Giudizio Universale: i demoni con i dannati sulle spalle, e Caronte nell’atto di sbarcare le anime all’Inferno. La prima immagine richiama Inferno XXI, 34-36: “L’omero suo, ch’era aguto e superbo,/ carcava un peccator con ambo l’anche,/ e quei tenea de’ piè ghermito ’l nerbo.”, dove si descrive uno dei diavoli che porta sulle spalle “un de li anzian di Santa Zita” (Inf., XXI 38), ossia uno dei numerosi barattieri di cui era “ben fornita” (Inf., XXI 40) la città di Lucca, per gettarlo nella pece bollente. Particolarmente interessante l’immagine con cui Michelangelo rappresenta Caronte all’opera: il pittore sposta l’azione dal momento dell’imbarco delle anime dannate, narrato in Inferno III, al momento dello sbarco, mantenendo il gesto del battere i dannati con il remo ma rivestendolo di diverso significato. Mentre nel poema dantesco Caronte percuote con il remo quei dannati che appena imbarcati tendono ad adagiarsi sul fondo della barca, Michelangelo raffigura il traghettatore infernale nell’atto di colpire quei dannati che tardano a sbarcare. Questo spostamento dell’azione e il diverso scopo del gesto, sconfessano l’idea dantesca di desiderio della pena per la quale le anime dei peccatori si muoverebbero spontaneamente verso la loro sorte mossi dalla volontà divina, come si legge nei celebri versi “ e pronti sono a trapassar lo rio,/ ché la divina giustizia li sprona,/ sì che la tema si volve in disio.” (Inf. III, 124-126), verso la chiusura del canto.

Simone Salvi

MICHELANGELO BUONARROTI

Giudizio universale, dettaglio

1541

Affresco