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Un venerdì sera davanti alla tv
Non conosco i dati audience delle trasmissioni “Propaganda Live” e “Fratelli di Crozza” ma temo che siano assai inferiori a quelli del Grande Fratello e ancor di più del Grande Fratello Vip, Sono dati tristi per l’Italia. Ho spento adesso la tv commosso per aver ascoltato Mimmo Lucano, ospite in collegamento a Propaganda Live dalla sua Riace dove è costretto agli arresti domiciliari perché reo di disobbedienza civile, raccontare ancora una volta il “modello Riace”. A seguire la voce incrinata dalla commozione della ex sindaca di Lampedusa, signora Giusi Nicolini, che rievocando il naufragio del 3 Ottobre 2013 ha denunciato l’assenza dello Stato al ricordo di tale strage, occorso due giorni fa, ma che ancor più si è rammaricata dell’assenza degli studenti che negli anni scorsi giungevano numerosi sull’isola in questa occasione. Negli stessi minuti Crozza, su un’altra emittente, ha elencato i riconoscimenti internazionali conferiti a Mimmo Lucano, un uomo “che tenne alta la dignità dell’uomo”, ne scriverebbe Sciascia, ma che è stato definito dall’attuale Ministro dell’Interno della Repubblica Italiana “uno zero”. E’ sempre bello ascoltare le parole scuola, biblioteche, studenti, diritto alla salute: parole che oggi risuonano in questo Paese come antidoti alla disumanizzazione che vi sta serpeggiando, parole che sono un carico di speranza. Un amico che mi ha telefonato poco fa commosso per lo stesso motivo per cui lo ero io mi ha detto: speriamo bene.
Speriamo bene, davvero. Quanto aveva ragione Bertolt Brecht quando nella sua “Vita di Galileo” scriveva: “Beato il popolo che non ha bisogno di eroi”. Agli studenti ai quali nei giorni scorsi si è negato Lampedusa, ma non solo a loro, chiedo di non tradire la speranza. Il mio abbraccio va a tutti i moderni eroi e in questi giorni, un abbraccio più forte, va allo “zero” Mimmo Lucano.
Chiudo con un passaggio dell’arringa che il nostro padre costituente Piero Calamandrei pronunciò in qualità di avvocato difensore di Danilo Dolci, la cui storia è nota e facilmente reperibile, nel processo a carico di quest’ultimo:
“Il Pubblico Ministero ha detto che i giudici non devono tenere conto delle “correnti di pensiero”. Ma cosa sono le leggi se non esse stesse delle correnti di pensiero? Se non fossero questo non sarebbero che carta morta. […] E invece le leggi sono vive perché dentro queste formule bisogna far circolare il pensiero del nostro tempo, lasciarci entrare l’aria che respiriamo, metterci dentro i nostri propositi, le nostre speranze, il nostro sangue, il nostro pianto. Altrimenti, le leggi non restano che formule vuote, pregevoli giochi da legulei; affinché diventino sante esse vanno riempite con la nostra volontà”.
Simone Salvi