Altro che lapsus

Sigmund Freud nel suo saggio “Psicopatologia della vita quotidiana”, pubblicato nella sua prima edizione del 1901, considera i “lapsus” non come una distrazione o un errore ma come l’emergere dell’inconscio che continuamente lotta contro la nostra consapevolezza per affermarsi.
Dunque, in base alla teoria psicoanalitica, il candidato Attilio Fontana è fortemente convinto dell’esistenza della razza e della messa a rischio di quella bianca da parte degli immigrati di colore.
Altro che lapsus.

http://www.lastampa.it/2018/01/15/multimedia/italia/politica/fontana-dopo-la-frase-razzista-un-lapsus-jfqCbHla3UQ2C1L6dbUazJ/pagina.html

Buon compleanno, Ludwig van Beethoven

Joseph Karl Stieler, Ritratto di Beethoven con il manoscritto della “Missa Solemnis”, 1820, olio su tela

Il Periscopio è nato dalla profonda amicizia tra i suoi due curatori, cioè Mariano Puxeddu e me. Un’amicizia nata e cresciuta anche nel solco di una comune passione per la musica e per la figura umana di Ludwig van Beethoven. Verso la fine di una calda e soleggiata mattina di estate in anticipo, il 7 giugno del 2014, trovandomi solo nell’enoteca presso cui lavoro, ascoltavo uno dei brani più noti del grande musicista, la Sinfonia n.6,  nota come “Pastorale”. Poco dopo lo stupendo attacco del primo movimento si aprì la porta ed entrò un signore, che  ancor prima di pronunciare la parola “buongiorno”, mi sorrise ed esclamò: “Ah, la Pastorale”. Ed io, non conoscendolo, risposi di getto: ” La conosce?”. Lo sconosciuto rispose: “Certo”. Da quel giorno la nostra amicizia è cresciuta in modo esponenziale, spesso vissuta nell’ascolto commosso delle note di Beethoven e nel solco di una totale comunione di pensieri, passioni, valori e progetti. Il compositore, il cui nome italianizzato è “Ludovico dal Cortile delle Bietole”, discendente di immigrati olandesi come ben si intuisce dal suffisso “ven”, fu battezzato a Bonn il 17 dicembre 1770,  per cui si presume sia nato il 16 Dicembre, 247 anni fa. Dunque oggi, 16 dicembre 2017, si celebra il suo compleanno. Sì, compleanno. Perché Beethoven resterà eterno, almeno “finché il sole risplenderà sulle sciagure umane”, grazie alla sua musica e al suo pensiero. Ecco due esempi di pensiero beethoveniano tratti dai suoi “Quaderni Intimi” (Manoscritto Fischhoff, Berlino): “Dio delle foreste, Dio onnipotente ! Io sono benedetto, io sono felice in questi boschi, dove ogni albero mi fa sentire la sua voce. Che splendore, oh, Signore ! Queste foreste, questi valloni respirano la calma, la pace, la pace di cui abbiamo bisogno per servirti!”. E ancora: “La  Sinfonia pastorale non è un quadro; vi si trovano espresse, in sfumature particolari, le impressioni che l’uomo gusta in campagna”. Prima di lasciarvi all’ascolto del brano che abbiamo scelto consigliamo ai nostri compagni di navigazione di cercare, presso una fornita libreria antiquaria, un’edizione il più possibile completa dell’Epistolario beethoveniano. Le lettere scritte dal compositore ad amici, editori e colleghi, sono tra i documenti più preziosi per comprendere non solo la musica, ma anche il pensiero e i sentimenti di un uomo profondo e sensibile. Una frase ci ha colpito particolarmente: “I miei modelli sono Socrate e Gesù.” Potete dunque immaginare l’emozione di Mariano e mia, che amiamo l’Apologia di Socrate in quanto stupendo inno alla verità, nel leggere questo pensiero del nostro compositore prediletto.

Simone Salvi

Riguardo al brano che sotto vi proponiamo di ascoltare, la “Cavatina, Adagio molto espressivo” del Quartetto op.130, credo che per introdurlo non vi siano parole migliori di quelle che Beethoven scrisse ad un amico violoncellista: “L’ho scritta piangendo nell’estate del 1825.”

 

Ludwig van Beethoven, Quartetto per archi numero 13 in si bemolle maggiore, op. 130

V movimento, “Cavatina, Adagio molto espressivo”  Quartetto Italiano

Statua di Eirene

Mentre in gran parte dei Paesi di questo sventurato pianeta aumentano di anno in anno le spese militari, facciamo un balzo indietro di 2500 anni, con il pensiero e con lo sguardo, all’antica Grecia. Si è soliti affermare, a ragione, che la civiltà greca antica fu l’incubatrice della civiltà stessa. Letterati quali Omero, che pure il Sommo Dante Alighieri definisce “poeta sovrano”, scultori quali Fidia e Prassitele, pensatori quali Socrate, Platone, Aristotele, e molti altri personaggi nei loro diversi ambiti, hanno piantato i semi della civiltà. Semi che spesso hanno germinato dando frutti che esistono, o almeno resistono, ancora oggi. Tra le idee sviluppate in quella fucina del pensiero umano vi fu quella della corrispondenza tra pace e ricchezza, dunque tra pace e benessere della popolazione. La pace era un’idea tanto importante che i greci antichi le dedicarono una dea, di nome Eirene. Dalla traduzione dal greco antico all’italiano, deriva uno dei nomi femminili più belli e ricchi di significato ancora oggi diffuso, Irene, cioè pace. Nella mitologia classica Eirene era una delle Ore, figlia di Zeus e Temi e sorella di Eunomìa e Dike. Anche quest’ultime assunte a ruoli importanti, rispettivamente, quelli di dea dell’ordine e dea della giustizia. Insomma, una triade importante. A partire dal V secolo a.C., il “secolo d’oro” della Grecia antica e di Atene in particolare, numerose sono state le rappresentazioni di Eirene in scultura. Una delle più celebri e incantevoli è quella realizzata nel IV secolo dal grande scultore Cefisodoto Il Vecchio, capostipite di una famiglia di eccellenti scultori e probabilmente padre del più noto Prassitele. Come di molte statue greche di quel periodo ne è giunta a noi in ottime condizioni una copia romana, di autore ignoto, conservata oggi nella Gliptoteca di Monaco di Baviera. L’iconografia è quella più frequente per questo soggetto, con Eirene che porta in braccio Pluto, dio della ricchezza. La statua ebbe talmente successo da essere posta sull’Agorà di Atene e raffigurate su monete dell’epoca. In altre rappresentazioni di questo soggetto, la dea regge con le mani una cornucopia o un ramoscello d’olivo, simboli di prosperità e pace. Insomma, i nostri maestri di civiltà avevano intuito che la pace fosse condizione fondamentale per la prosperità, la ricchezza e il benessere dei popoli. Peccato che nella società moderna questo concetto sia tanto disatteso. Disatteso da noi che spendiamo cifre esorbitanti per una folle corsa agli armamenti, utile solo agli interessi dell’ industria bellica, togliendo risorse alla cultura e al suo mantenimento, lasciando così cadere a pezzi statue e significati di un mondo ormai sempre più lontano.

Simone Salvi

 

Frasi oscene di Salvini e Meloni

Ad una prima lettura frasi così possono far sorridere. Anche a me ieri sera, davanti a tanta idiozia, leggendole è scappato un mezzo sorriso. Ma purtroppo sono affermazioni che da qualcuno sono prese sul serio e fanno ottenere consensi ai loro autori, visti gli ultimi dati proprio di ieri che danno la Lega Nord in crescita di almeno uno 0,5%. Sono affermazioni gravi che nascondono in sé un profondo razzismo ed una incitazione allo stesso. Del resto cosa possiamo aspettarci da un politico che ha affermato, in riferimento ai migranti, “andiamo a stanarli casa per casa”? Un’affermazione agghiacciante che risuona come invito alla pulizia etnica. Allora non possiamo far altro che ribadire ancora una volta che la battaglia contro questa deriva debba essere prima di tutto culturale. Senza “andare a stanare” nessuno, ma cercando di educare tutti. O almeno quanti più possibile.

Italia-Svezia 0-0, Salvini e Meloni_ _Fuori dai mondiali per colpa dei troppi stranieri nel nostro calcio_ – Il Fatto Quotidiano

 

Simone Salvi

 

“La Verità” di Trilussa

“La Verità”

“La Verità che stava in fonno ar pozzo
Una vorta strillò: – Correte, gente,
Chè l’acqua m’è arivata ar gargarozzo! –
La folla corse subbito
Co’ le corde e le scale: ma un Pretozzo
Trovò ch’era un affare sconveniente.
– Prima de falla uscì – dice – bisogna
Che je mettemo quarche cosa addosso
Perchè senza camicia è ‘na vergogna!
Coprimola un po’ tutti: io, come prete,
Je posso dà’ er treppizzi, ar resto poi
Ce penserete voi…

 – M’assoccio volentieri a la proposta
– Disse un Ministro ch’approvò l’idea. –
Pe’ conto mio je cedo la livrea
Che Dio lo sa l’inchini che me costa;
Ma ormai solo la giacca
È l’abbito ch’attacca.-

 Bastò la mossa; ognuno,
Chi più chi meno, je buttò una cosa
Pe’ vedè’ de coprilla un po’ per uno;
E er pozzo in un baleno se riempì:
Da la camicia bianca d’una sposa
A la corvatta rossa d’un tribbuno,
Da un fracche aristocratico a un cheppì.

 Passata ‘na mezz’ora,
La Verità, che s’era già vestita,
S’arrampicò a la corda e sortì fôra:
Sortì fôra e cantò: – Fior de cicuta,
Ner modo che m’avete combinata
Purtroppo nun sarò riconosciuta!”

Show di Brunetta ad Otto e mezzo

A Pisa, su un muro nei pressi della Scuola Superiore Sant’Anna, almeno fino a poco tempo fa si poteva leggere una scritta che recitava più o meno così: “Berlusconi è una persona onesta ed io non sto scrivendo su questo muro”. Qualche sera fa, ospite di Lilli Gruber ad Otto e mezzo, Renato Brunetta rispondendo alla conduttrice che lo interpellava sulle ragioni del reiterato successo di Berlusconi ha così esordito: “E’ una persona seria e onesta”. Brunetta, saresti risultato più credibile se tu avessi aggiunto: “ed io non sto parlando a questa trasmissione”.

Ecco il link per rivedere la puntata: http://www.la7.it/otto-e-mezzo/rivedila7/chi-saranno-gli-anti-berlusconiani-07-11-2017-226371

Simone Salvi

 

È emerso il Periscopio

Un blog che navigherà alla ricerca della verità su temi di attualità ad ampio raggio, ma con particolare attenzione ai temi dei migranti e dell’ambiente. Due temi strettamente collegati tra loro perché il nostro maltrattare l’ambiente è una delle prime cause della necessità di spostarsi di queste persone, che diventano così migranti.

Per questo motivo è evidente l’assurdità della distinzione tra migranti “di guerra” e migranti cosiddetti “economici”, secondo la quale i secondi sono persone che non fuggono da situazioni di guerra. La distinzione è illogica e disumana perché queste persone scappano comunque dalla morte. Che sia per bombe o per fame, sempre dalla morte scappano. A questa assurdità si aggiunge il fatto che in base alle leggi vigenti soltanto i migranti “di guerra” possono richiedere di ottenere lo stato di rifugiato mentre quelli “economici” non ottenendo il più delle volte tale stato, si trovano così ad essere definiti “clandestini”. Attraverso la narrazione dei fatti, delle storie di queste persone, denunciando i silenzi spesso ipocriti e assordanti su questi temi e la loro strumentalizzazione a fini politici, illustrando le possibilità concrete di una accoglienza che mantenga la dignità di ogni persona, cercheremo di sensibilizzare i nostri compagni di viaggio, di riflettere in merito alla questione, e, soprattutto, di restare umani.

Utilizzeremo questo blog per segnalare iniziative umanitarie, ma anche culturali, e di cultura tratteremo. Spesso vi troverete qualche brano di Beethoven, Vivaldi e di altri compositori a noi cari, o un dipinto da noi particolarmente amato.

Sarà importante e stimolante per noi ricevere il vostro contributo sotto forma di commenti, suggerimenti e consigli.

Ai nostri lettori, e a noi, auguriamo buona navigazione.

Mariano Puxeddu e Simone Salvi