https://video.repubblica.it/dossier/immigrati-2015/migranti-bonino-scuote-il-senato-voi-sapete-come-me-qual-e-la-verita/311358/311998
https://video.repubblica.it/dossier/immigrati-2015/migranti-bonino-scuote-il-senato-voi-sapete-come-me-qual-e-la-verita/311358/311998
La questione dello smalto sulle mani della povera Josefa è segno tangibile dello stato di disumanizzazione che si sta raggiungendo. Chiariamo i fatti: lo smalto le è stato messo dai soccorritori a bordo dell’Open Arms per cercare di tranquillizzarla, per cercare di tornare a farla sentire l’essere umano e la donna che di fatto è, insomma, per cercare di somministrarle qualche goccia di umanità e normalità in un contesto drammatico. Ma anche se l’avesse avuto già prima? Qual è il problema, che una donna africana non può indossare lo smalto perché allora si pensa che non sia vero che scappi dalla povertà? In queste osservazioni c’ è lo stesso squallore che c’era nel video girato qualche anno fa da Salvini in un centro di accoglienza migranti, nel quale l’attuale Ministro dell’Interno segnalava come quei ragazzi fossero vestiti bene e ascoltassero la musica. E allora? Stiamo parlando di esseri umani, che in quanto tali hanno diritto almeno ad un po’di umanità. Forse qualcuno se lo sta dimenticando.
Anziché perdersi in questo vergognoso chiacchiericcio dovremmo riflettere sul fatto che questa povera donna, dopo essere stata soccorsa e portata a bordo della nave in stato di shock, non ripeteva altro che “No Libia, no Libia” e mostrava segni di percosse sul corpo. Sì, è vero, sono calati gli sbarchi, ma a quale prezzo? Sono aumentati i morti in mare e in Libia, nei lager, si continuano a violare i diritti umani. Ogni giorno persone intercettate e fermate dalla sedicente Guardia Costiera libica per essere riportate indietro si buttano in mare, piuttosto che rischiare di tornare là. Questo non vi dice niente?
Svegliatevi dal torpore provocato dalle pillole che vi somministra Salvini. Siete/siamo, ancora in tempo.
Simone Salvi
http://www.repubblica.it/cronaca/2018/07/23/news/bufala_smalto_josefa_open_arms_migranti-202474909/
Il solo aver pensato che la Libia possa essere un porto sicuro la dice lunga sulle capacità del Ministro dell’Interno.
Simone Salvi
Segen appena sbarcato a Pozzallo il 12 Marzo 2018
In lingua tigrina Segen è nome di donna, ma nei villaggi eritrei è anche l’attributo con cui vengono indicate persone che per la loro magrezza hanno il collo particolarmente lungo, simile a quello di uno struzzo o di un cammello. Anche Tesfalidet Tesfom, il ragazzo di 22 anni morto di fame il 13 Marzo scorso all’ospedale di Modica, portava il soprannome Segen. Tesfalidet era partito da Mai Mine, villaggio nella Eritrea devastata e impoverita dal conflitto con l’Etiopia. Dopo un anno e mezzo di permanenza in Libia, dalla quale è riuscito a scappare, il 12 Marzo è stato recuperato in mare insieme ad altre 81 persone dalla nave della ONG spagnola Proactiva Open Arms. Il primario del Pronto Soccorso dell’ospedale di Modica, dottor Roberto Ammatuna, ha raccontato che la vista di Segen gli ha ricordato le immagini delle persone liberate dai campi di concentramento tedeschi. Del resto è stata l’ONU per prima ad utilizzare l’espressione lager in riferimento ai campi profughi in Libia. “Gli ho chiesto perché era in quelle condizioni e lui ripeteva Libia, Libia”, racconta il dottor Vincenzo Morello, il medico dell’Usmaf che al momento dello sbarco ha preso in braccio Segen, come un figlio. Nel portafogli del giovane eritreo, scritte su biglietti intrisi di salsedine, sono state trovate alcune poesie in lingua tigrina che sono state tradotte in italiano e diffuse previa autorizzazione della famiglia. Il corpo di Tesfalidet ridotto a poco più che le ossa, per un totale di appena 35 chili, è stato sepolto nel piccolo cimitero di Modica. Secondo le leggi vigenti in Italia, i molti Segen provenienti dall’Eritrea sono migranti economici, quindi clandestini e per questo motivo da respingere. Quella tra migranti cosiddetti economici e migranti di guerra è una distinzione ipocrita e disumana che dalle pagine di questo blog abbiamo più volte denunciato. Una distinzione che mostra inoltre l’ amnesia globalizzata che sta affliggendo l’ Italia e altri Paesi europei. Limitandosi all’Italia, i cittadini italiani che oggi vorrebbero respingere questi nostri fratelli dimenticano che i milioni di italiani emigrati all’estero nei decenni a cavallo tra Otto e Novecento erano tutti migranti economici, dato che guerre nel Paese non ve ne erano. Davvero paradossale che la Regione nella quale la Lega di Salvini ha ottenuto il maggior consenso elettorale alle ultime elezioni, il Veneto, è stata la Regione dalla quale sono partiti il maggior numero di migranti italiani che scappavano dalla fame al motto di “Mi emigro per magnar”. Dovremmo anche tenere presente che a causare le migrazioni su motivazioni economiche spesso siamo stati, e ancora siamo, proprio noi europei, che viviamo da questa parte del mare e che ci siamo spartiti l’Africa a tavolino in base ai nostri egoismi, alla nostra avidità di denaro e talvolta in nome di una ridicola presunzione di supremazia di diritti su questo pianeta. Riflettendo sulla storia di Tesfalidet e sui tanti Segen che ogni giorno lasciano la loro terra e i loro affetti, penso alla frase che chiude il brano Auschwitz di Francesco Guccini: “Io chiedo quando sarà che l’uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare”. Forse quel giorno non ci saranno più Segen.
Simone Salvi
Pubblichiamo qua il testo delle poesie di Segen.
Tesfalidet Tesfom, morto di fame a Modica il 12 Marzo 2018