Incipit di Paradiso XXVIII

“Poscia che ’ncontro a la vita presente
d’i miseri mortali aperse ’l vero
quella che ’mparadisa la mia mente,

come in lo specchio fiamma di doppiero
vede colui che se n’alluma retro,
prima che l’abbia in vista o in pensiero,

e sé rivolge per veder se ’l vetro
li dice il vero, e vede ch’el s’accorda
con esso come nota con suo metro;

così la mia memoria si ricorda
ch’io feci riguardando ne’ belli occhi
onde a pigliarmi fece Amor la corda.

E com’ io mi rivolsi e furon tocchi
li miei da ciò che pare in quel volume,
quandunque nel suo giro ben s’adocchi,

un punto vidi che raggiava lume
acuto sì, che ’l viso ch’elli affoca
chiuder conviensi per lo forte acume;

e quale stella par quinci più poca,
parrebbe luna, locata con esso
come stella con stella si collòca.”

Dante, Commedia, Paradiso XXVIII, 1-21

Perla pittorica

Nella sua fugace esistenza fu pittrice, cantante e ricamatrice. Entrò nelle grazie delle granduchesse medicee Cristina di Lorena prima e Maria Maddalena d’Austria poi, che ne propiziarono la formazione artistica sotto la guida di Jacopo Ligozzi.
Della sua produzione pittorica, la cui entità ci è ignota, non resta che questo splendido brano.
Lo osservo da oltre mezz’ora dopo averne appena scoperto l’esistenza – e pensare che sta in una delle collezioni più famose al mondo – affascinato e appena turbato dalla compostezza di questo sguardo nel quale si è còlta adombrata una certa inclinazione alla devozione.
Alla sua morte la granduchessa Maria Maddalena le fece erigere un monumento funebre nella Chiesa di Santa Felicità a Firenze.
Torno a guardarla.
ARCANGELA PALADINI (1599-1622)
Autoritratto
1621
olio su tela
Firenze, Galleria degli Uffizi