In occasione della Giornata mondiale della Poesia 2019, come riflessione sul valore di questo altissimo genere letterario propongo i famosi versi conclusivi del canto XVII del Paradiso di Dante, dove il Poeta, attraverso le parole pronunciate dal suo avo Cacciaguida, mostra piena consapevolezza del suo ruolo di intellettuale e delle potenzialità implicite nella parola scritta.
Evidente il riecheggiare degli splendidi versi di Orazio “Exegi monumentum aere perennius” – ho fatto un monumento che durerà più del bronzo- (Odi, III, 30).
“Coscïenza fusca
o de la propria o de l’altrui vergogna
pur sentirà la tua parola brusca.
Ma nondimen, rimossa ogne menzogna,
tutta tua visïon fa manifesta;
e lascia pur grattar dov’ è la rogna.
Ché se la voce tua sarà molesta
nel primo gusto, vital nodrimento
lascerà poi, quando sarà digesta.
Questo tuo grido farà come vento,
che le più alte cime più percuote;
e ciò non fa d’onor poco argomento.
Però ti son mostrate in queste rote,
nel monte e ne la valle dolorosa
pur l’anime che son di fama note,
che l’animo di quel ch’ode, non posa
né ferma fede per essempro ch’aia
la sua radice incognita e ascosa,
né per altro argomento che non paia.”
Paradiso, XVII, 124- 142