Nel dibattito sull’immigrazione non confondiamo le vittime con i colpevoli

Nel dibattito sul tema dell’immigrazione confondiamo spesso le vittime con i colpevoli. Sicuramente è la conclusione più facile di un ragionamento superficiale. Le vittime sono i nostri fratelli migranti che vengono spesso sfruttati a fini di lucro a vari livelli di criminalità organizzata, partendo dal traffico di esseri umani fino ad arrivare al caporalato e alla prostituzione. Una delle affermazioni che dalle scorse elezioni sempre più spesso sentiamo è “ho votato Salvini perché è l’unico che vuol fare un po’di pulizia”. Ma “pulizia” da chi? A chi afferma ciò consigliamo di leggersi un po’del passato del neo Ministro dell’Interno, uno che, ad esempio, da Consigliere comunale a Milano nel 2009 proponeva le carrozze della metro separate per “bianchi” e “neri”. Uno che non ha mai presenziato ai ventidue incontri avvenuti al Parlamento Europeo nei quali si discuteva sul tema dell’accoglienza ai migranti, un’accoglienza che fosse europea e dignitosa, e che oggi “alza la voce” sulla pelle di persone disperate, come hanno dimostrato i casi Aquarius e Maersk. Uno che non ha proposto un censimento della popolazione Rom presente in Italia, che giustamente è già censita come sono censiti tutti i cittadini italiani, per proteggere i bambini appartenenti a quell’etnia, come vorrebbe farci credere, ma per palesi motivi razziali presenti nel suo discorso concluso con “quelli italiani purtroppo dobbiamo tenerceli”. Il neo Ministro dell’Interno ha appena fatto cenno all’uccisione di Soumaila Sacko, il giovane bracciante che combatteva contro il caporalato e a proposito di questa forma di sfruttamento, che riguarda migranti “sommersi” ma anche circa ventimila cittadini italiani, ha affermato che la legge che la combatte è troppo “complicata”. Nei suoi comizi della sua eterna campagna elettorale ha fatto poco o nulla cenno al problema della mafia che sfrutta i migranti. Cari italiani che avete votato Salvini, prendetevi un po’di tempo, fermatevi a riflettere sulla storia passata e presente del destinatario del vostro voto. E lei, signor Ministro dell’Interno, posi il Vangelo.

Simone Salvi

Giugno 2018, Mar Mediterraneo

Giugno 2018, Mar Mediterraneo: la nave statunitense Trenton impegnata nel soccorso ai migranti si è trovata costretta a sbarcare in mare i cadaveri di 12 persone. La responsabilità prima di quanto accaduto è del neo Ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini e nella sua decisione di chiudere i porti italiani alle navi delle ONG o a qualsiasi nave non italiana. La nave dopo aver recuperato alcuni migranti coinvolti in un naufragio, tra i quali dodici cadaveri, non essendo dotata di celle frigorifere a bordo ha lanciato richiesta alle navi vicine di accogliere a bordo i 40 migranti sopravvissuti per evitare loro di restare a bordo insieme ai cadaveri di coloro che non ce l’hanno fatta. Alla richiesta ha risposto la SeaWatch 3, dell’organizzazione SeaWatch. Il trasbordo sarebbe dovuto avvenire in un porto sicuro, che nel caso in questione sarebbe stato un porto italiano. A causa della decisione del Ministro dell’Interno, la Trenton e la SeaWatch 3 non hanno potuto attraccare in porto per svolgere l’operazione in sicurezza. Questo ha portato alla tremenda decisione di doversi disfare dei cadaveri a bordo sbarcandoli in mare. I nostri padri greci indicavano tra i doveri comuni a tutti gli uomini quello di seppellire i cadaveri. Nel canto XXIV dell’ Iliade si legge di Achille che restituisce il corpo straziato del nemico Ettore al di lui padre Priamo, affinché questi possa dargli dignitosa sepoltura. Celebre è la vicenda di Antigone, eroina che si oppone all’autorità e praticando uno dei primi atti di disobbedienza civile della letteratura seppellisce il fratello, considerato dal sovrano nemico della patria in quanto aveva combattuto contro questa, andando così contro il divieto che le era stato imposto. Nel “De officiis” (Sui Doveri) di Cicerone, si legge che i Latini inserirono tra i “communia”, cioè tra gli obblighi comuni a tutti i popoli, il seppellimento dei cadaveri, oltre a quelli di dar da bere agli assetati, cibo agli affamati e di indicare la strada al viandante che si è smarrito, indipendentemente dal fatto che questi fossero cittadini membri della stessa comunità o di stranieri.
Oggi, in questo stesso mare che i nostri Padri navigavano, a causa di responsabilità italiane, si lasciano cadaveri. Nel mezzo tra la civiltà greca e quella latina si colloca il Vangelo, dove tra le Sette Opere di Misericordia sono indicate il dar da mangiare agli affamati, bere agli assetati e l’accoglienza del forestiero. Forse queste pagine del Vangelo di Matteo mancano dall’edizione in possesso di Salvini e sul quale lui ha giurato? Alla luce delle sue decisioni a lui vorremmo dire: dato che ha citato il “Perché non possiamo non dirci cristiani” di Benedetto Croce, le rivolgiamo la stessa frase appena modificata, invitandola a riflettere sulla sua condotta di Ministro: ecco perché lei non può dirsi cristiano.

Simone Salvi

Splendido brano dalle “Lettere a Lucilio” di Seneca

“Ecco un altro problema: come ci si deve comportare con gli uomini? Che facciamo? Che insegnamenti diamo? Di non versare sangue umano? È davvero poco non fare del male al prossimo cui si dovrebbe fare del bene! È proprio un grande merito per un uomo essere mite con un altro uomo! Insegneremo a porgere la mano al naufrago, a mostrare la strada a chi l’ha perduta, a dividere il pane con chi ha fame? Perché elencare tutte le azioni da compiere e da evitare quando posso insegnare questa breve formula che comprende tutti i doveri dell’uomo: tutto ciò che vedi e che racchiude l’umano e il divino, è un tutt’unico; noi siamo le membra di un grande corpo. La natura ci ha generato fratelli, poiché ci ha creato dalla stessa materia e indirizzati alla stessa meta; ci ha infuso un amore reciproco e ci ha fatti socievoli. Ha stabilito l’equità e la giustizia; in base alle sue norme, chi fa del male è più sventurato di chi il male lo riceve; per suo comando le mani siano sempre pronte ad aiutare. Medita e ripeti spesso questo verso: Sono un uomo, e niente di ciò che è umano lo giudico a me estraneo. Mettiamo tutto in comune: siamo nati per una vita in comune. La nostra società è molto simile a una volta di pietre: cadrebbe se esse non si sostenessero a vicenda, ed è proprio questo che la sorregge.”

Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, Liber XV

Un breve chiarimento a proposito della “modernità” di Dante

Quello della modernità di Dante è un aspetto del Poeta spesso abusato e utilizzato in modo improprio. Dante e la Commedia sono certamente moderni, talvolta persino contemporanei, per molti aspetti, sia di pensiero che linguistici. La Commedia è contemporanea dal punto di vista lessicale: come ha evidenziato uno studio del professor Tullio De Mauro, circa il novanta per cento delle parole fondamentali di uso corrente nella lingua italiana (si tratta di circa duemila vocaboli) erano già presenti nella poesia del Trecento e in particolare nella Commedia. In Dante uomo si possono cogliere, e dovremmo farne tesoro, la passione civile, l’impegno, la partecipazione politica, una sensibilità d’animo verso certi sentimenti che accompagnano l’uomo fin dalla sua esistenza. Ma in termini di formazione culturale il Poeta era un uomo profondamente del suo tempo. La sua cultura era fortemente intrisa dei concetti filosofici e scientifici, teologici e quindi morali, dell’epoca. Volere a tutti i costi attualizzare Dante è un errore che può rendere ridicoli. Quando non si è in grado di distinguere l’economia del contado fiorentino di fine Duecento dall’economia dell’Europa di oggi, dovremmo evitare di coinvolgere il Sommo Poeta in analisi sconclusionate ed errate che avrebbero il solo scopo di strumentalizzare quella che è forse la cima più alta della letteratura mondiale di ogni tempo a fini di propaganda politica contemporanea. E ricordiamoci che Dante fu esule e migrante, e che in questa condizione scrisse il suo capolavoro.

Simone Salvi

http://www.ilgiornale.it/news/dante-alighieri-contro-immigrati-e-caritas-1123980.html 

 

Lettera al Ministro dell’Interno a proposito della situazione della nave Aquarius

La lettera che pubblichiamo è stata inviata poco fa al Ministro dell’Interno.

Sig. Ministro dell’Interno,

con il voto di ieri si spera che la campagna elettorale si sia chiusa definitivamente. Avete avuto un’ulteriore consenso e lei si rende conto che se dovesse correre da solo, allo stato dei fatti, avrebbe il Paese in mano. Adesso permetta alla nave Aquarius di attraccare in un nostro porto. Non so, in termini giuridici, a chi spetterebbe accogliere la nave, ma anche se spettasse a Malta, perché dobbiamo fare il loro stesso gioco e sulla pelle di esseri umani? Poi gli accordi internazionali e il Codice di Navigazione stabiliranno le competenze e risolveranno la situazione in termini giuridici, ma adesso la priorità è salvare vite, agire da esseri umani verso altri esseri umani bisognosi. Esiste un diritto naturale oltre a quello scritto, non perdiamo anche l’umanità. Da Ministro dell’Interno la situazione a bordo della nave la conosce sicuramente meglio di me che leggo notizie sui giornali e in rete. Ci sono donne incinte, bambini, persone bisognose di ospedalizzazione. Credo che se su quella nave ci fossero i suoi figli o dei suoi cari non agirebbe così. La sua biografia riporta che lei si è diplomato al Liceo Classico (beato lei, ogni giorno rimpiango di non averlo fatto a suo tempo e oggi studio il greco antico da solo), quindi ricorderà il Mediterraneo cantato da Omero; un Mediterraneo intriso di accoglienza, come riportano numerosi passi dell’Odissea. Ricorda la risposta di Menelao, Re di Sparta, all’arrivo di Telemaco alle porte del suo palazzo? Le guardie stanno per cacciare lo “straniero” ma il Re le redarguisce ricordando loro che “Noi pure mangiando molte cene ospitali di straniere genti siam giunti fin qui” (Odissea, Libro II, vv. 33-34) e accoglie i forestieri. Sicuramente avrà imparato che in Greco antico le parole “straniero” e “ospite” hanno la stessa radice, la parola “Xeno”, alla quale sempre più spesso permettiamo che sia aggiunto il suffisso “fobia”. Non dimentichi da dove veniamo e non trasformiamo il bellissimo Mediterraneo in un mare di morte. Ieri ha avuto sì l’ennesimo consenso elettorale, ma c’è una parte di Italia che da ieri mattina si sta vergognando di vivere in questo Paese. Pensi anche a noi e, soprattutto, a quei nostri fratelli in mare.

Simone Salvi

Mariano Puxeddu