Firenze, Museo di San Marco

Mi scompagina ogni volta per la sua tanto scarna quanto sublime essenzialità (eppure quante volte nei miei anni fiorentini mi sono fermato ad ammirarla in quella angusta celletta), con Maria che sembra un fuscello, quasi incorporea, ineffabile e dolcissima, come fosse puro Spirito.
GUIDO DI PIETRO, meglio conosciuto come BEATO ANGELICO (1395-1455)
ANNUNCIAZIONE DELLA CELLA NUMERO 3, Firenze, Museo di San Marco: quella che Giorgio La Pira, residente nel convento, amava particolarmente.

Questa splendida miniatura di accompagnamento a Purgatorio I raffigura in un’unica scena Dante e Virgilio che dalla ‘natural burella‘ escono ‘a riveder le stelle‘ e il successivo incontro con il severissimo Catone sulla spiaggia del Purgatorio. Il codice è il Palatino 313, noto anche come Codice Poggiali (dal nome di uno dei suoi possessori ottocenteschi: l’editore livornese Gaetano Poggiali), oggi conservato nella Biblioteca Nazionale di Firenze. L’autore della miniatura, ignoto, è indicato come ‘Maestro del Dante di Petrarca’ sulla base dell”affinità stilistica con l’autore delle illustrazioni miniate che adornano il codice Vaticano Latino 3199, noto per essere il manoscritto che Boccaccio donò all’amico Petrarca intorno al 1350.

Cosa daremmo per avere gli occhi di Leonardo Bruni

‘Dilettossi di musica e di suoni, e di sua mano egregiamente disegnava; fu ancora scrittore perfetto, ed era la lettera sua magra e lunga e molto corretta, secondo io ho veduto in alcune epistole di sua mano propria scritte.’ Leonardo Bruni, Vita di Dante, 1436

Il dipinto di Giotto che probabilmente Dante vide

Nei suoi anni fiorentini Dante abitava a pochi passi dalla Badia Fiorentina, antica chiesa per la quale questa opera fu originariamente destinata. Osservandola possiamo suggestivamente pensare che fu ispiratrice dei memorabili versi di Purgatorio XI: ‘Credette Cimabue ne la pittura tener lo campo, e ora ha Giotto il grido, sì che la fama di colui è scura.’ (94-96).
GIOTTO
POLITTICO DI BADIA (comparto centrale)
1295-1297 circa
tempera e oro su tavola

La Vergine del mare

Pittore talvolta fin troppo calligrafico ma indubbiamente gigantesco. È stato tra i primi a introdurre la dimensione paesaggistica nella pittura sacra e a mio avviso uno dei più grandi autori di marine del Rinascimento: basti guardare la tempesta sul mare nella scena della partenza di Enea Silvio Piccolomini alla volta del Concilio di Basilea nello splendido ciclo della Libreria Piccolomini, nella quale peraltro si ammira uno dei più vertiginosi e struggenti tramonti marini della storia dell’arte.
Federico Zeri attribuì il dipinto qua sotto a una ignota mano umbra; a partire dalla fine degli anni Novanta è quasi unanimemente considerato di mano del Pinturicchio.

BERNARDINO DI BETTO, detto PINTURICCHIO
MADONNA COL BAMBINO BENEDICENTE, nota anche come LA VERGINE DEL MARE
fine del 1400
olio su tavola
Fondazione Sorgente Group, Roma