Joseph Karl Stieler, Ritratto di Beethoven con il manoscritto della “Missa Solemnis”, 1820, olio su tela
Il Periscopio è nato dalla profonda amicizia tra i suoi due curatori, cioè Mariano Puxeddu e me. Un’amicizia nata e cresciuta anche nel solco di una comune passione per la musica e per la figura umana di Ludwig van Beethoven. Verso la fine di una calda e soleggiata mattina di estate in anticipo, il 7 giugno del 2014, trovandomi solo nell’enoteca presso cui lavoro, ascoltavo uno dei brani più noti del grande musicista, la Sinfonia n.6, nota come “Pastorale”. Poco dopo lo stupendo attacco del primo movimento si aprì la porta ed entrò un signore, che ancor prima di pronunciare la parola “buongiorno”, mi sorrise ed esclamò: “Ah, la Pastorale”. Ed io, non conoscendolo, risposi di getto: ” La conosce?”. Lo sconosciuto rispose: “Certo”. Da quel giorno la nostra amicizia è cresciuta in modo esponenziale, spesso vissuta nell’ascolto commosso delle note di Beethoven e nel solco di una totale comunione di pensieri, passioni, valori e progetti. Il compositore, il cui nome italianizzato è “Ludovico dal Cortile delle Bietole”, discendente di immigrati olandesi come ben si intuisce dal suffisso “ven”, fu battezzato a Bonn il 17 dicembre 1770, per cui si presume sia nato il 16 Dicembre, 247 anni fa. Dunque oggi, 16 dicembre 2017, si celebra il suo compleanno. Sì, compleanno. Perché Beethoven resterà eterno, almeno “finché il sole risplenderà sulle sciagure umane”, grazie alla sua musica e al suo pensiero. Ecco due esempi di pensiero beethoveniano tratti dai suoi “Quaderni Intimi” (Manoscritto Fischhoff, Berlino): “Dio delle foreste, Dio onnipotente ! Io sono benedetto, io sono felice in questi boschi, dove ogni albero mi fa sentire la sua voce. Che splendore, oh, Signore ! Queste foreste, questi valloni respirano la calma, la pace, la pace di cui abbiamo bisogno per servirti!”. E ancora: “La Sinfonia pastorale non è un quadro; vi si trovano espresse, in sfumature particolari, le impressioni che l’uomo gusta in campagna”. Prima di lasciarvi all’ascolto del brano che abbiamo scelto consigliamo ai nostri compagni di navigazione di cercare, presso una fornita libreria antiquaria, un’edizione il più possibile completa dell’Epistolario beethoveniano. Le lettere scritte dal compositore ad amici, editori e colleghi, sono tra i documenti più preziosi per comprendere non solo la musica, ma anche il pensiero e i sentimenti di un uomo profondo e sensibile. Una frase ci ha colpito particolarmente: “I miei modelli sono Socrate e Gesù.” Potete dunque immaginare l’emozione di Mariano e mia, che amiamo l’Apologia di Socrate in quanto stupendo inno alla verità, nel leggere questo pensiero del nostro compositore prediletto.
Simone Salvi
Riguardo al brano che sotto vi proponiamo di ascoltare, la “Cavatina, Adagio molto espressivo” del Quartetto op.130, credo che per introdurlo non vi siano parole migliori di quelle che Beethoven scrisse ad un amico violoncellista: “L’ho scritta piangendo nell’estate del 1825.”
Ludwig van Beethoven, Quartetto per archi numero 13 in si bemolle maggiore, op. 130
V movimento, “Cavatina, Adagio molto espressivo” Quartetto Italiano