Traggo occasione da questo post spiccatamente tendenzioso di Andrea Scanzi sul caso per ricordare che Don Roberto Malgesini non è stato ucciso a causa della mancata applicazione del provvedimento di espulsione di colui che ieri è diventato il suo uccisore ma dal fatto che quest’ultimo è affetto da gravi problemi psichici. Don Malgesini non chiedeva i documenti a coloro che aiutava (come riporta un articolo su Avvenire di oggi), né si preoccupava di verificare se questi fossero “regolari” o “irregolari”. Lui agiva nella consapevolezza di trovarsi davanti a una persona bisognosa di aiuto.
Se riuscissi a pregare, davanti a tanto Vangelo lo farei. Davvero.
Simone Salvi
Ecco il post di Scanzi:
Ormai la nostra è una contemporaneità scandita dalla tragedia. Ogni giorno è come se morisse un pezzetto di speranza. Un altro, e poi un altro ancora.
Don Roberto Malgesini era “il prete degli ultimi”. A Como lo conoscevano tutti. È stato ucciso stamani a coltellate proprio da un “ultimo”, quasi a voler aggiungere tragedia alla tragedia.
L’assassino è un 53enne tunisino. Attorno alle 8 si è presentato in caserma dai carabinieri e si è costituito. È un senzatetto. Don Roberto lo conosceva, gli forniva assistenza, sembravano in buoni rapporti.
“Aveva problemi psichici e dei provvedimenti di espulsione non eseguiti fin dal 2015”, dice ora il direttore della Caritas di Como. La Questura non ha confermato i problemi psichici, ma il provvedimento di espulsione sì.
L’ultimo, datato 8 aprile, è stato sospeso per l’emergenza Covid. Un fatto semplicemente inaccettabile, non tanto e non solo per l’ultima sospensione, ma perché il primo provvedimento è ormai vecchio 5 anni.
Com’è stato possibile? Ci rendiamo conto che la gestione dell’immigrazione deve trovare per forza un punto di ricaduta tra il razzismo di certa destra e l’iper-tolleranza di certa sinistra? Sarebbe bastato applicare la legge, e oggi don Roberto sarebbe ancora vivo.
Stiamo morendo tutti. Di ignoranza, ignavia, arroganza, cinismo e follia.
Che brutti tempi