Cari amici (anche se non so quanti mi resteranno tali dopo quanto sto per scrivere), spero mi consentirete il tono colloquiale dello scritto. A un certo punto dell’articolo qua sotto si legge “CON IL MANTENIMENTO DI UN LOCKDOWN FERREO L’EPIDEMIA SI ESAURIREBBE IN UNO-DUE MESI” (la frase è virgolettata perché è una citazione letterale dall’intervista). Due mesi non sarebbero un’eternità. Eppure è evidente che l’economia del Paese non se lo può permettere e dunque si ripartirà, quasi definitivamente, tra il 4 maggio e il 1 giugno. Andando incontro a quale rischio? A quale prezzo? L’epidemiologia è una scienza computazionale, cioè esatta, e ci dice che a metà giugno potremmo ritrovarci di nuovo con le terapie intensive piene e che a fine anno rischiamo di contare 70mila morti. L’alternativa, che comunque non porterebbe al cessare dell’epidemia, consiste nell’identificazione serrata dei contagiati asintomatici attraverso tamponi a tappeto su tutta la popolazione, isolamento dei positivi e incrocio dei dati ricavati con i risultati dei test sierologici per cercare di capire la durata dell’immunità verso questo virus che conosciamo da appena quattro mesi (cioè nulla in termini scientifici). Ad oggi pare che questa seconda via sia purtroppo scarsamente praticata, se non con modalità localizzate. Quanto alle misure di distanziamento sociale, dubito che saranno rispettate in modo rigoroso, fosse solo per una più che comprensibile ragione emotiva a seguito della riacquistata libertà. Insomma: i rischi di trovarci tra un paio di mesi nella stessa situazione di due mesi fa, se non peggiore, è drammatico. Ma ce lo ripetono e ce lo ripetiamo: dobbiamo ripartire, l’economia non regge. Vero. Però non posso fare a meno di pensare e scrivere che con l’applicazione immediata di una patrimoniale entrerebbero nelle casse dello Stato un bel po’di soldi. E che se negli anni si fosse attuata una lotta SERIA all’evasione fiscale, la situazione economica, ancora in termini di casse dello Stato, sarebbe oggi meno disastrosa e forse, di conserva con la già evocata patrimoniale, ci permetterebbe di reggere ancora un po’di lockdown. Invece queste due misure quasi nessuno le vuole. Però siamo il Paese che sbraita di volere il taglio dei parlamentari e dello stipendio degli stessi, provvedimenti che come sappiamo porterebbero poco più che briciole nelle saccocce del Paese.
A presto, cari amici, con il prossimo sguardo del periscopio su un bellissimo passo da Purgatorio XXII.
Simone Salvi