Morire di fame: meglio che morire in guerra?

L’Italia finanzia la Libia con l’intento di stroncare, non il traffico di esseri umani  bensì le migrazioni che disturbano la nostra  cattiva coscienza di ex-colonialisti. L’Europa vuole liberarsi dal fastidio di vedere migranti poveri a ogni angolo di strada e preferisce sigillarli nell’inferno  sub-Sahariano. Ivi essi dovrebbero sopportare Boko Haram, desertificazione e siccità, morire di fame inchiodati laggiù, dopo aver sopportato 100 anni di colonialismo predatorio e aver patito gli effetti di 50 anni di global warming imposto loro dai paesi ricchi. I migranti, ora, qui, ci chiedono il conto. Piantiamola con l’ipocrita distinzione tra profughi e migranti economici! I bimbi che muoiono di fame nel Corno d’Africa hanno meno diritti dei profughi siriani e iracheni? Come dovevano comportarsi Argentina, Brasile e Usa con milioni di migranti economici italiani tra fine ‘800 e inizio ‘900? Ricacciarli a fare la fame nelle campagne italiane? È così difficile accogliere migranti ?  Brindisi, 95.000 abitanti,  nel 1991  accolse 27.000 albanesi in due giorni e li integrò. Occorrono oggi, subito, non fra cent’anni un Piano Marshall per l’Africa e, nei fatti, non a parole, una vera iniziativa europea per trasformare i lager in centri di accoglienza. Altrimenti l’Europa sarà corresponsabile delle atrocità e complice degli aguzzini, noti ex scafisti trasformati di volta in volta in membri della guardia costiera o in kapò. Per chi accusava le Ong di complicità con gli stessi scafisti, un bel titolo di merito!

Mariano Puxeddu

 

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