Riflessione di Primo Levi sul valore salvifico della cultura

“A me, la cultura è stata utile; non sempre, a volte forse per vie sotterranee ed impreviste, ma mi ha servito e forse mi ha salvato. Rileggo dopo quarant’anni in Se questo è un uomo il capitolo Il canto di Ulisse […] Ebbene, dove ho scritto «darei la zuppa di oggi per saper saldare “non aveo alcuna” col finale», non mentivo e non esageravo. Avrei dato veramente pane e zuppa, cioè sangue, per salvare dal nulla quei ricordi, che oggi, col supporto sicuro della carta stampata, posso rinfrescare quando voglio e gratis, e che perciò sembrano valere poco. Allora e là, valevano molto. Mi permettevano di ristabilire un legame col passato,salvandolo dall’oblio e fortificando la mia identità. Mi convincevano che la mia mente, benché stretta dalle necessità quotidiane, non aveva cessato di funzionare. Mi promuovevano, ai miei occhi ed a quelli del mio interlocutore. Mi concedevano una vacanza effimera ma non ebete, anzi liberatoria e differenziale: un modo insomma di ritrovare me stesso.”

Primo Levi, I sommersi e i salvati, 1986

“Non avea alcuna” è il finale del verso 135 del canto XXVI dell’Inferno della Commedia di Dante Alighieri.

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