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Con piacere segnaliamo “Il verso giusto”, il nuovo libro dell’amico Luca Serianni
https://www.corriere.it/cultura/20_novembre_16/luca-serianni-antologia-poesia-laterza-storico-lingua-italiana-d0112f2e-2770-11eb-80dd-837b5190599c.shtml?refresh_ce-cp
Tanti auguri a Carlo Verdone, che compie oggi 70 anni.
Pensando al piccolo Youssef, morto a sei mesi per l’indifferenza dell’Europa.
Show me a prison, show me a jail, Show me a prisoner whose face has gone pale And I’ll show you a young man with so many reasons why And there but for fortune, may go you or I — you and I. |
Mostrami una prigione, mostrami una galera, mostrami un prigioniero con la faccia impallidita ed io ti mostrerò un ragazzo e mille motivi per cui solo per caso (al suo posto) non ci siamo te od io |
Show me the alley, show me the train, Show me a hobo who sleeps out in the rain, And I’ll show you a young man with so many reasons why There but for fortune, may go you or go I — you and I. |
Mostrami il vicolo, mostrami il treno, mostrami un vagabondo che dorme all’aperto, sotto la pioggia / ed io ti mostrerò un ragazzo e mille motivi per cui solo per caso (al suo posto) non ci siamo te od io |
Show me the whiskey stains on the floor, Show me the drunken man as he stumbles out the door, And I’ll show you a young man with so many reasons why There but for fortune, may go you or go I — you and I. |
Mostrami le macchie di whisky sul pavimento, mostrami l’ubriaco mentre esce barcollando dalla porta, ed io ti mostrerò un ragazzo e mille motivi per cui solo per caso (al suo posto) non ci siamo te od io |
Show me the famine, show me the frail Eyes with no future that show how we failed And I’ll show you the children with so many reasons why There but for fortune, go you or I. |
Mostrami la carestia, mostrami la debolezza, occhi senza futuro che mostrano il nostro fallimento, ed io ti mostrerò dei bambini e mille motivi per cui solo per caso, (quei bambini) non siamo io o te |
Show me the country where bombs had to fall, Show me the ruins of buildings once so tall, And I’ll show you a young land with so many reasons why There but for fortune, go you or go I — you and I. |
Mostrami il Paese dove sono cadute le bombe, mostrami le rovine degli edifici un tempo così alti, E io ti mostrerò un giovane Paese e mille motivi per cui solo per caso, (in quel paese) non ci siamo te od io |
Simone e Mariano
Puntata integrale di “Accordi e disaccordi”: ospite il professore Andrea Crisanti
“Si ha l’impressione che le finestre siano state aperte all’improvviso e che un soffio d’aria pura inondi il locale” Alfred Einstein, musicologo e cugino di Albert
W. A. MOZART (1756-191)
Concerto per fagotto in si bemolle maggiore K191
Un Maestro enorme
E non chiamatelo “zanzarologo”
Anna Maria Chiavacci Leonardi, Introduzione al canto XXX del Paradiso
Proemio. Il canto XXX si distacca, nell’oggetto e nella forma poetica, da tutto ciò che lo precede. Quello che prima era visibile sparisce, al suo inizio, davanti agli occhi, e non resta più nulla: il poeta è posto nella condizione di nulla vedere. Singolare condizione, in questo racconto che è una trama continua di cose viste. Ma tale vuoto di realtà visibili segna il passaggio alla nuova dimensione in cui sta entrando il poema: l’ingresso nell’Empireo, che è il tema del canto, porta con sé l’uscita dallo spazio, e quindi dal tempo (vv. 38-9). Il cielo umano si allontana vertiginosamente (Forse semilia miglia di lontano / ci ferve l’ora sesta…) e ci si trova in un altro cielo, che non è più fisico. Un cielo di pura luce, che è anch’essa una luce incorporea, a noi ignota: una luce intellettüal.
È la prima volta, nella storia della poesia umana, che si entra in un simile cielo. Questo non è più il cielo di Cicerone, che dall’alto delle sfere ruotanti indica la remota terra. E neppure quello di Marziano Capella, dove giunge stupita la Filologia. A quell’ordine appartenevano ancora i cieli appena lasciati, i cieli «storici» del sistema tolemaico. Questo luogo creato da Dante è qualcosa di diverso, mai cantato in poesia, fuori dello spazio, immisurabile e quindi indescrivibile. Di qui nasce la singolarità di questo canto rispetto a tutti gli altri. Esso apre l’ultima parte del Paradiso, il blocco dei quattro canti dedicati all’Empireo, che segnano il vertice dell’invenzione poetica di tutta la cantica, e di tutto il poema.
E la loro estrema novità è tutta instaurata, nelle sue soluzioni figurative e stilistiche, in questo canto XXX, che ha quindi una freschezza d’invenzione, un continuo aprirsi di meraviglia, che nessun altro può vantare
Gli accorgimenti per tentare di limitare i contagi sono sempre gli stessi.
Renzo, s’incamminò con la sua pace, bastandogli d’arrivar vicino a Milano in quel giorno, per entrarci il seguente, di buon’ora, e cominciar subito la sua ricerca. Il viaggio fu senza accidenti e senza nulla che potesse distrar Renzo da’ suoi pensieri, fuorché le solite miserie e malinconie. Come aveva fatto il giorno avanti, si fermò a suo tempo, in un boschetto a mangiare un boccone, e a riposarsi. Passando per Monza, davanti a una bottega aperta, dove c’era de’ pani in mostra, ne chiese due, per non rimanere sprovvisto, in ogni caso. Il fornaio, gl’intimò di non entrare, e gli porse sur una piccola pala una scodelletta, con dentro acqua e aceto, dicendogli che buttasse lì i danari; e fatto questo, con certe molle, gli porse, l’uno dopo l’altro, i due pani, che Renzo si mise uno per tasca.
A. Manzoni, I promessi sposi, Capitolo XXXIII