BEATO ANGELICO, Incoronazione della Vergine, tempera su tavola, 1435 circa, Louvre

Lui l’ho nel cuore. Nell’epoca in cui si inventavamo i cognomi, lui non ne ebbe alcuno fino a quando decise di prendere i voti. Ci vollero secoli per comprendere che la sua arte non era un attardato indugiare sull’ultimo periodo del Gotico, ma piuttosto l’aurora del Rinascimento, come il dipinto qua sopra mostra: fosse solo per lo scorcio prospettico vertiginoso della splendida scalinata in marmi policromi. Mi vien da dire che portò la lezione masaccesca a Roma. Direi che nessuno pose rosa e azzurro su tavola con risultati tanto splendidi. In ultimo, il convento di San Marco è luogo del cuore nella “mia” Firenze; eppure ogni volta che svolto a destra per la scala che conduce al primo piano, davanti alla sua Annunciazione rischio di capitombolare.

Simone Salvi

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