Il Ministro della Disumanità Salvini osserva compiaciuto il muro di filo spinato fatto costruire dal suo amico ungherese per fermare i cinghiali. Ops, scusate: gli esseri umani. Che schifo. Scusate, non troviamo altra parola che possa essere adatta.

La celebre poesia “Er nemico” di Trilussa splendidamente rivisitata in chiave anti- Salvini dal periscopista Mariano Puxeddu.

ER NEMMICO IMMAGINARIO

Er prode Salvini che s’era messo
de guardia a li confini dell’Italia
per mesi e mesi stava a ffà bubbù
contro le ONG come un cane rabbioso
perfino se i migranti eran calati
o morti in fondo ar mare,
accolti, non da lui, da Belzebù.
Vedendo ciò una giornalista chiese:
“Dimmi perché ti ostini a dar l’allarme,
anche se il pericolo ormai è gnente
e i migranti son solo nelle chiese”.
“È vero, amica mia,
ma il migrante è l’ombra che se crea
per conservà un’idea
e acquisir consenso,
nun c’è mica bisogno che ce sia.

 
Mariano Puxeddu

 

Per utilità del lettore riportiamo anche il testo di Trilussa:

Er nemico, 1919.

Un Cane Lupo, ch’era stato messo
de guardia a li cancelli d’una villa,
tutta la notte stava a fa’ bubbù.
Perfino se la strada era tranquilla
e nun passava un’anima: lo stesso!
Nu’ la finiva più!
Una Cagnola d’un villino accosto
je chiese: – Ma perché sveji la gente
e dài l’allarme quanno nun c’è gnente? –
Dice: – Lo faccio pe’ nun perde er posto.
Der resto, cara mia,
spesso er nemmico è l’ombra che se crea
pe’ conserva’ un’idea:
nun ce mica bisogno che ce sia.

Articolo di Daniela Ielasi sulla conferenza “Italiano, italiani e migranti” tenuta dal prof. Luca Serianni ad inaugurazione dell’anno accademico 2018/2019 presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università della Calabria

http://www.fattialcubo.it/lezione-serianni-italiano-migranti-apre-lanno-accademico-del-disu/

“Appare pertanto innegabile l’enorme potenzialità delle migrazioni per il futuro della nostra lingua: se è vero che la lingua è un corpo vivo e – come insegna Saussure – inscindibile dalla “massa parlante”, si capisce quanto sia indispensabile investire sull’insegnamento della lingua italiana agli stranieri che arrivano in Italia. Invece, a fronte di tanti sforzi del Ministero degli Esteri per la diffusione dell’italiano nel mondo, ben poco viene fatto all’interno dei confini nazionali. I tentativi in questo senso rivestono al momento il carattere dell’obbligo e non del diritto: la legge Maroni introduceva la certificazione del livello A2 per l’accesso alla cittadinanza italiana, ora il ministro Salvini punta ad alzare ulteriormente l’asticella, portandola al livello B1. Niente di più lontano dal diritto all’integrazione linguistica.”

 

Dall’articolo di Nicola Maranesi “Giuseppe, emigrato dalla Sicilia a Prato alla ricerca di dignità e diritti”, pagg. 22-23, Il Tirreno del 7 aprile 2019

DIARIO DI GIUSEPPE SPARACINO (2003)

dall’Archivio Diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano (Arezzo)

«Voi non ci crederete- diceva Sparacino- ma io ho lasciato la mia Sicilia, il mio dialetto, i miei amici, i miei parenti per passare da oggetto a soggetto; c’è una semplicissima “S” di mezzo. Come facevo, allora, a spiegare a mia madre, che emigravo per una “S”? E non per andare a fare fortuna? Che il problema non era accumulare un gruzzoletto, era fonte di sicurezza, di vita e di certezza basilare? Tutto questo avveniva nel 1960. E ora? E ora? Nelle baracche dove sono ammassati i nuovi emigrati, di tutte le razze e colori, che cosa succede? Come vivono? Di che cosa hanno riempito la loro valigia? I loro parenti, i loro amici saranno andati a salutarli al torpedone? Le loro mamme avranno pianto, il pianto straziante della separazione dai loro figli? Il loro viaggio sarà stato disperato tra i disperati’? A mio modo di vedere… la naturale aspirazione dell’uomo a cercare spazio di sopravvivenza umana e civile non ha epoche, prima si capirà, e prima vivremo meglio nel nuovo contesto di globalizzazione, dove il mondo diventa sempre più piccolo e l’uomo sempre più cosciente di essere uomo. Qual è, mi domando, la differenza tra la mia emigrazione, tra l’emigrazione dei ventisette milioni di emigranti italiani del secolo scorso e gli attuali emigranti dalla Nigeria o da qualsiasi altro angolo della terra? Non c’è nessuna differenza! L’unico denominatore comune è: la fame, l’emancipazione, i diritti; i diritti, che dovrebbero essere, sempre, di tutti e mai privilegi di pochi. La differenza è solo temporale: i carri bestiame di allora si equivalgono con le carrette del mare di adesso. Le ingiurie, i modelli di accoglienza sono uguali e gli immigrati di oggi sono uguali agli immigrati italiani nel mondo di trenta, cinquanta o ottant’anni or sono e…saranno uguali a tutti coloro che emigreranno per fame e per sete. Che ci piaccia o no, finché non sarà soddisfatta la fame e la sete dei paesi più poveri, con qualsiasi mezzo legale o illegale, a rischio della vita, con arroganza o con umiltà ci sarà sempre gente che cercherà di venire a raccogliere le briciole del nostro spreco e a bere l’acqua delle nostre fontane.»

 

Il Maestro a Che tempo che fa del 24/02/2019

Ieri sera a Che tempo che fa il Maestro ha parlato di molte cose, tra le quali l’importanza del valore dell’accoglienza dei migranti, ricordando di quando migranti lo sono stati gli italiani. Condivido questo momento accompagnandolo ad una riflessione che sottende una speranza: forse molti sostenitori di Salvini e di questo Governo non sanno, non conoscono. Non sanno, ad esempio, che non c’ è nessuna invasione, che i migranti e i trafficanti di uomini (uguaglianza spesso praticata dal Ministro dell’Inferno a fini elettorali) non sono le stesse persone, che le ONG non sono associazioni a delinquere e che senza la presenza delle loro navi in mare la gente muore, che l’Africa dalla quale queste persone fuggono non è la pacchia e che il Decreto chiamato Sicurezza non è affatto tale ma anzi aumenta il numero di persone per strada e quindi la possibilità che queste cadano nella morsa della criminalità organizzata o che delinquano per disperazione. Non sanno che in Libia vi sono i lager per migranti, che il Paese è stato dichiarato porto non sicuro dalle Nazioni Unite già nel Febbraio 2012 e che rimandarci persone è violazione dei diritti umani. Non sanno che lì, davvero, i buoni e i cattivi si confondono, essendo molti uomini della inesistente Guardia Costiera libica spesso complici dei trafficanti di esseri umani o essi stessi torturatori nei lager.
Non sanno. Dunque, seminiamo il sapere: forse crescerà umanità.

ANDREA CAMILLERI A CHE TEMPO CHE FA

“Il sapere si deve seminare come si semina il grano, il sapere non deve essere un'élite.”Andrea Camilleri a Che Tempo Che Fa.

Posted by Che tempo che fa on Sunday, 24 February 2019

I nostri complimenti all’eurodeputata Eleonora Forenza.

“Ecco le prove dei rapporti tra Salvini e Casapound”: nuovo attacco a Conte all’Europarlamento | VIDEO

“Avete attivato un processo di criminalizzazione delle ONG indegno di un Paese civile, confondendo con una menzogna chi soccorre le persone in mare con i trafficanti. Le chiedo, signor Primo Ministro (Conte) di fermare l’ignobile politica di chiusura dei porti e di blocco delle ONG. Le chiedo se un Ministro indagato per il sequestro di persona di 177 persone possa davvero indicare all’Unione Europea il futuro per quanto riguarda le politiche sui migranti.”