Firenze, Palazzo Gianfigliazzi

Nell’immagine l’epigrafe sulla facciata di Palazzo Gianfigliazzi, in lungarno Corsini a Firenze, che ricorda il soggiorno di Alessandro Manzoni in città tra l’estate e l’autunno del 1827. Lo scrittore si recò nel capoluogo toscano pochi mesi dopo l’uscita della prima edizione dei Promessi Sposi, nota come “Ventisettana”, mosso dall’intento di una revisione linguistica del romanzo, che poi effettivamente avvenne e che è testimoniata dalla celebre espressione con cui in una lettera alla madre Giulia Beccaria ebbe a definire la città toscana come quella “nelle cui acque risciacquai i miei panni”. Non riportiamo qua le vicende compositive dei Promessi Sposi successive al soggiorno fiorentino ma ci limitiamo a notare che  suona un po’come beffa il passo dell’epigrafe “volle scrivere egli”, se teniamo conto che tra le novità linguistiche apportate dal Manzoni all’italiano si segnala l’abbandono degli allora diffusi “egli/ella” a favore di “lui/lei”: una delle novità operate dal grande scrittore nel solco di un rinnovamento della lingua italiana che segnò il passo decisivo verso l’italiano moderno.

Simone Salvi

Articolo di Daniela Ielasi sulla conferenza “Italiano, italiani e migranti” tenuta dal prof. Luca Serianni ad inaugurazione dell’anno accademico 2018/2019 presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università della Calabria

http://www.fattialcubo.it/lezione-serianni-italiano-migranti-apre-lanno-accademico-del-disu/

“Appare pertanto innegabile l’enorme potenzialità delle migrazioni per il futuro della nostra lingua: se è vero che la lingua è un corpo vivo e – come insegna Saussure – inscindibile dalla “massa parlante”, si capisce quanto sia indispensabile investire sull’insegnamento della lingua italiana agli stranieri che arrivano in Italia. Invece, a fronte di tanti sforzi del Ministero degli Esteri per la diffusione dell’italiano nel mondo, ben poco viene fatto all’interno dei confini nazionali. I tentativi in questo senso rivestono al momento il carattere dell’obbligo e non del diritto: la legge Maroni introduceva la certificazione del livello A2 per l’accesso alla cittadinanza italiana, ora il ministro Salvini punta ad alzare ulteriormente l’asticella, portandola al livello B1. Niente di più lontano dal diritto all’integrazione linguistica.”