Ma quale identità nazionale?

Questa riflessione nasce da una frase pronunciata dall’ottimo Maurizio Crozza nella puntata del suo Fratelli di Crozza del 2 Dicembre scorso: “in Italia ai migranti spariamo con gli idranti, ai fascisti diamo i microfoni”. Il duplice riferimento era ai brutali metodi usati dalla Polizia durante lo sgombero dello stabile di via Curtatone a Roma lo scorso 24 Agosto e alla totale indifferenza da parte dello Stato nei confronti dei recenti fatti di Como. Stato che dovrebbe essere in prima linea nel ricordare e nell’affermare che il fascismo non è un’opinione. Un’ideologia basata sull’imposizione e sull’uso della violenza, sia questa fisica che verbale, verso coloro che la pensano diversamente, non è un’opinione ma una violazione del diritto alla libertà di espressione. Diritto sancito dalla nostra bellissima Costituzione. Un testo che, occorre ricordare, non è neutro perché nato dalle ceneri del nazifascismo e della guerra. Un testo che come ci ricordano le bellissime parole del padre costituente Piero Calamandrei è nato “nelle montagne dove caddero i partigiani, nella carceri dove furono imprigionati”. Un testo che è uno stupendo fiore nato dal sangue, dalle riflessione sulla violenza che fu e che ci invita a non ripetere quegli errori. Il soffiare di venti fascisti nel nostro sventurato Paese, ormai con frequenza crescente, trova terreno colturale e si concretizza soprattutto nell’odio verso i nostri fratelli migranti in nome di una ridicola valorizzazione della nostra identità nazionale al grido di “Prima gli italiani”. Ma quale identità nazionale? Quella etrusca o quella greca? Quella araba o quella normanna? O quella longobarda? Quei “quattro ragazzi”, come li ha superficialmente definiti Matteo Salvini, dovrebbero tornare sui libri di storia. E tutti noi dovremmo ricordarci che se c’è un popolo su questa Terra che può veramente parlare di identità nazionale, questo è l’Africa, culla dell’uomo. Africa che noi europei ci siamo spartiti a tavolino nell’ambito di una politica coloniale, depredando Stati e talvolta sterminando le popolazioni locali. Con quale coraggio oggi ci mettiamo sulla bocca la frase “se vengono a casa nostra devono rispettare la nostra cultura”? Noi che non abbiamo avuto alcun rispetto della loro e di loro quando in Eritrea abbiamo usato il gas nervino. A questa osservazione i redivivi fascisti potrebbero rispondere che lo abbiamo fatto in nome della conquista, dell’ampliamento dei nostri domini e che la guerra è guerra. Allora consigliamo loro di rileggersi una poesia di Trilussa  dal titolo “Le formiche e er ragno”, che come molte poesie del poeta romanesco è ancora oggi attuale.

“Un gruppo de Formiche,
doppo tanto lavoro,
doppo tante fatiche,
s’ereno fatte la casetta loro
all’ombra der grispigno e de l’ortiche:
una casetta commoda e sicura
incanalata drent’a una fessura.

Ècchete che un ber giorno
un Ragno de lì intorno,
che viveva in un bucio troppo stretto,
vidde la casa e ce pijò possesso
senza nemmanco chièdeje er permesso.

— Formiche mie, — je disse co’ le bone —
quello che sta qui drento è tutto mio:
fateme largo e subbito! Er padrone
d’ora in avanti nun sarò che io;
però m’accorderò cór vostro Dio
e ve rispetterò la religgione. —

Ma allora una Formica de coraggio
incominciò a strillà: — Che propotenza!
Questo è un vero sopruso! Un brigantaggio!
Perché nun è né giusto né legale… —

Er Ragno disse: — Forse, a l’apparenza:
ma, in fonno, è ‘na conquista coloniale.”

 

Ah, in riferimento ai fatti di Como persino il vecchio Umberto Bossi si è dissociato da quelle persone redarguendo il suo compagno di partito Salvini. Certo che se ci troviamo a dover dar ragione a Bossi, siamo messi davvero male.

 

Simone Salvi

3 pensieri su “Ma quale identità nazionale?”

  1. Negli anni ’60-’70 al nord non si affrontavano le case ai “terroni”, venne poi il turno dei marocchini, poi degli albanesi e dei rumeni.
    Adesso i “migranti”.
    Termine tristissimo e generalizzante.
    Il senso di superiorità è insito nel genere umano, la storia ahimè narra i più feroci ed efferati stermini di massa organizzati ed eseguiti in nome della supremazia.
    Il sentirsi meglio di, fa stare bene, realizza e gratifica.
    Diciamoci la verità, vedere uno che sta peggio sotto sotto ci piace.
    Ci rende più vivi, più grossi e più belli.
    Abbiamo lo schifo per questa gente, puzzano, sono diversi.
    Si, sono diversi.
    Hanno un bagliore di fuoco negli occhi, una luce che pulsa di desiderio, di fame, di dignità.
    Cose che noi abbiamo perso.
    Siamo tutti, ma proprio tutti, figli dell’Africa.
    Mai dimenticarlo.
    Fa male vedere gente che si traveste da fascista, ignorando le proprie origini, la storia del proprio paese e del mondo intero.
    In definitiva, cos’è il fascismo se non totale ignoranza?

    1. Caro David,
      concordo alla virgola. Ma credo che il problema non sia solo l’ignoranza. Conosco persone colte che sono convintamente fasciste, per le quali il colonialismo è giusto perché esalta il valore di una nazione, per le quali esistono “razze” inferiori e superiori, per le quali la guerra è quasi un dovere.
      I tuoi commenti sono sempre lucidi e preziosi, potrebbero essere un post in sé. Dunque sappi che se vorrai metter per scritto i tuoi pensieri e la tua voce, qua sul Periscopio troverai sempre spazio, anche come autore.

  2. Ti ringrazio per la stima.
    Per il momento mi limiterò a leggere i vostri preziosi scritti e a commentare come posso.
    Sono d’accordo con quanto dici ma rimango dell’idea sostanziale che alla bassa del fascismo ci sia una profonda ignoranza.
    Leggendo gli scritti di Cesarini-Sforza oppure il meraviglioso libro “armi, acciaio e malattie”, ci rendiamo immediatamente conto che le razze non esistono e, di più, che la supremazia economica dell’uomo occidentale è derivata essenzialmente da un posizionamento geografico particolarmente favorevole che lo ha avvantaggiato enormemente nella “corsa” all’ imposizione di una razza.
    Se di razza possiamo ancora parlare.
    Negare ciò significa non sapere la storia.Oppure, più probabilmente, faziosamente ignorarla.
    Se poi il fatto che siamo più ricchi ci porti a dire che siamo migliori mi porta a pensare che la razza umana ha perso.
    Certamente gli europei sono davvero la culla dell’uomo moderno, abbiamo fatto cose straordinarie, partorito menti meravigliose. Di questo me ne vanto.
    Ho però coscienza di appartenere ad un popolo che ha sulla coscienza centinaia di milioni morti.
    E di questo non posso fare finta di niente.
    L’umanità ha il dovere di accudirsi e noi, proprio perché siamo in posizione di forza, non possiamo girare la testa dall’altra parte.
    Sempre molto facile fare il leone con le pecore.

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