“L’affare de la razza”, scritta da Trilussa nel 1940, appena due anni dopo l’approvazione delle leggi razziali.

Ciavevo un gatto e lo chiamavo Ajò;
ma, dato ch’era un nome un po’ giudio,
agnedi da un prefetto amico mio
po’ domannaje se potevo o no:
volevo sta’ tranquillo, tantoppiù
ch’ero disposto de chiamallo Ajù.

– Bisognerà studià – disse er prefetto –
la vera provenienza de la madre… –
Dico: – La madre è un’àngora, ma er padre
era siamese e bazzicava er Ghetto;
er gatto mio, però, sarebbe nato
tre mesi doppo a casa der Curato.

– Se veramente ciai ‘ste prove in mano,
– me rispose l’amico – se fa presto.
La posizzione è chiara.:.- E detto questo
firmò una carta e me lo fece ariano.
– Però – me disse – pe’ tranquillità,
è forse mejo che lo chiami Ajà.

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